Riportiamo di seguito il testo integrale dell’intervento di S.E. Themistoklis Demiris, Ambasciatore della Grecia, in occasione dell’incontro svoltosi lunedì 25 maggio 2015, presso l’Antico Caffè Greco.
La Grecia tra passato e presente, Est ed Ovest, miti e realtà
La Grecia tra passato e presente, Est ed Ovest, miti e realtà Vorrei innanzitutto ringraziare tutti coloro che hanno avuto la gentilezza di invitarmi, e poi tutti voi per la vostra presenza.
E’ vero che la Grecia è un punto di riferimento continuo, almeno per questi , cinque anni, e non sempre in un modo positivo. Com’è altrettanto vero, che durante questi anni non tutti hanno le conoscenze, per poter mettere in dubbio stereotipi, o contraddire critiche facili. Non tutti hanno la disponibilità, l’ interesse, oppure semplicemente la pazienza, per capire quei parametri che determinano la Grecia, i suoi rapporti con l’ Europa e il resto del mondo. E ovviamente, hanno una percezione distorta o parziale di alcuni dati di base sulla Grecia attuale e la crisi economica, una crisi che non è solo sua. E’ per questa ragione che alcune volte il comportamento dei Greci, si percepisce come strano, incomprensibile, o addirittura inaccettabile, principalmente da parte di certi paesi.
Quindi, gettare uno sguardo veloce ad alcuni parametri che caratterizzano la Grecia, appare opportuno, se vogliamo avere un quadro più chiaro sulla Grecia e le sue politiche.
Il peso della storia
Per prima cosa la nostra storia: passato glorioso? Sì: Antica Grecia, Atene, Sparta, Omero, Pericle, Alessandro il Magno, Democrazia, Teatro, Poesia. Sì, è una benedizione. Però, se in tutto questo si aggiunge anche la percezione di essere l’erede dell’ impero bizantino, si può trasformare in un problema. Perche si rischia , come nazione, di dare le cose per scontate. Si può arrivare al punto di considerare che il mondo intero e anche la storia ci devono sempre qualcosa. E poi, bisogna confrontarsi con le conquiste del nostro passato e dimostrare di essere degni di esse. Non è sempre facile.
Quindi, la nostra mentalità, la nostra psicologia e anche le nostre azioni hanno molto spesso qualcosa a che fare con il nostro passato, reale o immaginario, ma sempre idealizzato.
In questo contesto dobbiamo aggiungere Il trauma che l’ intera nazione greca ha provato, in seguito, prima, alla conquista di Costantinopoli, da parte degli occidentali nella quarta crociata del 1204 (mille due cento quattro), che ha cambiato radicalmente la percezione dell’Occidente cattolico per il mondo greco ortodosso, e poi in seguito dalla sua caduta dagli ottomani turchi nel 1453. A questo punto non si deve dimenticare che l’ occupazione turca durò fino alla prima parte dell’ ottocento e in alcune altre parti della Grecia addirittura fino ai primi del novecento. Si percepisce così che la Grecia passa dagli anni bizantini e quelli del Medioevo all’era moderna, senza attraversare il periodo del rinascimento. E il fatto che la città che fu considerata dai Greci per secoli, come capitale naturale della Nazione, che non era Atene, ma Costantinopoli, non è mai stata liberata, ha giocato per anni un ruolo importante non solo nella mentalità dei Greci , ma anche dei loro governi.
Ci sono poi altri fattori storici importanti:
-il trauma della sconfitta dell’esercito greco nel 1922, in Asia Minore e a causa di questa;
-l’ obbligatoria e violenta deportazione della popolazione greca dall’Asia minore, e molto più tardi, nei decenni 1950-1960, anche di Costantinopoli, (Istanbul da 1923);
– le ripercussioni divisorie che furono provocate a causa di una feroce guerra civile, dopo la fine della seconda guerra mondiale, con evidenti conseguenze fino a pochi anni fa.
– la dittatura dei colonnelli
– l’occupazione di Cipro, nel 1974, e le rivendicazione turche sull’Egeo
Tutti questi fattori hanno avuto un impatto enorme nella mentalità e nel comportamento greco, ma anche sulla percezione da parte della popolazione, riguardo alle alleanze con paesi dell’ Occidente. La Grecia ha sempre collocato se stessa nell’Occidente, quindi l’ adesione alla NATO e l’UE, era una conseguenza naturale. Ma a causa degli eventi sopra citati, gran parte della popolazione ha avuto la percezione che l’Occidente non è stato sempre dalla sua parte.
Gli effetti della geologia, i dettami della geografia
E poi bisognerebbe tener conto del fattore geologia:
Grazie soprattutto alle nostre 3000 isole, la Grecia è il paese dell’ Unione Europea con la più lunga linea costiera. Un vantaggio enorme per il turismo, ma anche un ostacolo per la comunicazione e la coesione di mentalità. Una tale pluralità è, come si capisce, difficile da gestire, specialmente quando si tratta di affrontare un flusso di immigrati clandestini, che si imbarcano in massa, in piccole barche, per passare dalla Turchia alle coste greche più vicine.
D’altra parte, nonostante la Grecia sia percepita come un paese con un forte dominio sul mare, essa stessa è, insieme con l’Austria, il paese più montuoso dell’UE, visto che l’ 80% (ottanta per cento) del nostro territorio è montagnoso.
È dunque evidente che anche questi fattori geologici hanno avuto una influenza notevole sulla mentalità dei greci e la vita quotidiana.
Un altro fattore da prendere in considerazione è la Geografia: La Grecia è un paese europeo, un paese balcanico, un paese mediterraneo.
Cominciamo dall’Europa:
Com’ è noto, per ben 34 anni, dal 1981(mille novecento ottanta uno), la Grecia è uno stato membro dell’Unione europea. Per La Grecia, nonostante voci isolate contro le politiche occidentali, appartenere alla UE è stato semplicemente naturale, per ragioni storiche, politiche, geografiche,anche culturali. E fin dall’inizio, siamo stati tra coloro che chiedevano più Europa. Le cinque presidenze del Consiglio da parte della Grecia ne sono la prova. Abbiamo cercato di essere nel cuore di tutte le politiche dell’UE. E sono sicuro che il contributo ellenico al processo di costruzione dell’Unione Europea è stato fino a oggi, incontestabilmente positivo, e la crisi economica attuale non può cambiare questa realtà.
Ma, come ho detto, la Grecia è anche un paese dei Balcani.
Nonostante un passato difficile e due guerre balcaniche nella seconda decade del ventesimo secolo, la Grecia è riuscita a tessere una intensa rete di relazioni con tutti i paesi della penisola Balcanica. Sosteniamo la loro adesione all’UE, aiutandoli verso questo obiettivo. Bisogna anche sottolineare che la Grecia è tra i primi investitori in tutti i paesi dei Balcani Occidentali. Ciononostante, è vero che nelle relazioni con i paesi balcanici esiste un’ anomalia e un problema:
L’ “anomalia”, si riferisce sulle nostre relazioni con Kosovo. Il “problema” sulle nostre relazioni con l’ex repubblica Jugoslava di Macedonia.
L’ anomalia con Kossovo non è stata provata come insormontabile. È vero che la Grecia non riconosce Kosovo, insieme con altri 4 membri dell’ UE, per una serie di motivi giuridici e politici. D’altra parte non ha mai permesso a questa sua posizione di creare problemi alla prospettiva europea del Kosovo. Al contrario, ha sempre cercato di essere estremamente flessibile, per aiutare Pristina, all’interno dell’UE e sulla base bilaterale.
Il problema con la FYROM, è invece molto più serio. Ma ciò nonostante, non si potrebbe definire irrisolvibile.
Sì sa che la Grecia non può accettare l’uso del nome “Macedonia” come nome ufficiale di questo paese, visto che si tratta di un nome legato alla nostra storia e cultura e anche perché è il nome di una grande regione di 2.000.000 di abitanti. Per darvi un esempio sarebbe come se un Stato vicino all’Italia si chiamasse Lombardia, Veneto o Basilicata. All’inizio, la posizione ellenica è stata quella di non accettare , in qualsiasi forma, l’utilizzazione da parte di un’ altro paese di un nome che includesse il termine “Macedonia”. Ma poi,nonostante le dimostrazioni massive di protesta in Grecia e nella regione stessa di Macedonia, facendo uno sforzo di raggiungere un compromesso, abbiamo accettato che il termine “Macedonia” potrebbe essere utilizzato, ma se accompagnato da una denominazione geografica, come per esempio Macedonia del Nord, con lo scopo di evitare confusione con la distinzione della Regione della Macedonia in Grecia. Tuttavia, questa manovra di compromesso diplomatico non ha ancora avuto un riscontro positivo. Skopje insiste ad essere nominata “Repubblica di Macedonia”, un nome inaccettabile per la Repubblica Ellenica. Ci si trova dunque in una situazione di stallo, che continua, nell’ attesa di un atteggiamento ragionevole da parte del primo ministro Gruevsky.
Vediamo ora la dimensione mediterranea della Grecia
Per secoli, abbiamo avuto e abbiamo tuttora, ottimi rapporti sia con i popoli arabi che il popolo d’ Israele. Una grande e fiorente comunità ellenica ha vissuto per molti anni in Egitto: Basta pensarci a Kavafis, il poeta greco più famoso, nato e vissuto in Alessandria. Dall’ altro canto Thessaloniki stessa ha avuto per secoli una delle più grandi comunità ebraiche in Europa. Trovare l’ equilibrio tra amici e interessi in conflitto, non è stato sempre facile. Noi sosteniamo il diritto dei palestinesi di creare il loro proprio Stato, ma sosteniamo anche il diritto incontestabile di Israele di vivere in pace, in confini riconosciuti, senza il timore di atti terroristici. Penso che il nostro atteggiamento responsabile sia stato infine apprezzato da entrambi.
Parlando della dimensione mediterranea della Grecia non si può non fare un riferimento particolare alla Turchia, Paese con cui nonostante la Grecia abbia dei rapporti eccellenti, questi ultimi vengono influenzati da una serie di problemi: come per esempio è la questione di Cipro, a causa dell’occupazione di un terzo dell’isola da parte dell’esercito turco. La Grecia sostiene con tenacia gli sforzi del governo cipriota per trovare una soluzione funzionale sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Ciò che auspica è la riunificazione dell’isola, nella forma di una federazione bizonale e bicomunitaria, con una personalità internazionale unica, una unica sovranità e una unica cittadinanza. Una soluzione che garantirà l’unità del paese e che sarà compatibile con l’acquis communautaire. Per più di 50 anni, e mentre Nicosia rimane l’ ultima capitale europea divisa, si è investito tanto, in termini di tempo, soldi, mobilitazioni umane di ogni tipo, e sforzi diplomatici, senza però alcun risultato. E ora, penso che veramente le circostanze siano mature e sia giunto il momento, di avere un progresso palpabile. Con i leader Akingi e Anastasiadis alla testa delle due comunità in Cipro, due personalità che hanno mostrato la loro volontà di trovare una soluzione realistica e anche la loro capacita di comprendere le sensibilità e le linee rosse dell’ altra parte, l’occasione direi che è da non perdere. In questo contesto bisogna tener conto del fatto che per ancora una volta, la Turchia avrà, come sempre, un ruolo chiave, e speriamo che esso sia positivo.
Rimanendo sul tema dei problemi con la Turchia, direi che nel quadro delle relazioni bilaterali, siamo sempre di fronte al rifiuto, da parte della Turchia, di rispettare i diritti ellenici sovrani in tutto lo spazio marittimo e aereo. Ma, nonostante ciò, la Grecia è riuscita a evitare scontri ed ha iniziato anche a discutere i cosi detti Confidence Building Measures. La recente visita del ministro degli esteri greco Kotzias in Turchia ha dato un nuovo impulso a tutto questo. Quindi sì, ammettendo gli ostacoli che esistono con la Turchia, bisogna anche ammettere che essi non hanno influenzato i nostri numerosi contatti a livello politico, economico direi anche umano. E, come si sa, la Grecia, membro essa stessa dell’Unione Europea, sostiene vivamente la prospettiva europea della Turchia, in conformità con la procedura standard dell’UE e in pieno rispetto dei criteri e dei prerequisiti stabiliti.
Infine, vorrei citare le relazioni con i nostri vicini orientali, come la Russia, l’ Ucraina, la Georgia, la Moldavia, l’ Armenia, con cui la Grecia ha avuto sempre rapporti privilegiati.
Sosteniamo vivamente l’ integrità territoriale della Georgia e dell’ Ucraina ed è per questa ragione che la Grecia ha condannato la violazione delle loro frontiere attraverso l’uso della forza militare. Avendo sperimentato una esperienza simile a Cipro, la Repubblica Ellenica è molto sensibile all’ occupazione del territorio di qualsiasi paese. Dal altro lato non si devono trascurare le relazioni storiche che la Grecia ha con la Russia.
Tuttavia le buone relazioni con questi paesi non mettono in forse la nostra convinzione all’ Unione Europea. Al contrario, utilizziamo le suddette buone relazioni, al fine di creare, insieme ai nostri partner dell’ UE, una politica realistica e più efficiente sulla base dei valori europei, per l’ interesse di tutti gli Stati Membri.
È in questo modo che l’ UE funziona.
Ecco perché non trovo personalmente giusto l’uso di stereotipi, o di accuse, completamente distorte, contro la Grecia, nel corso delle recenti discussioni sulla Russia e le sanzioni. Per la Grecia le sanzioni sono semplicemente uno strumento, ma non possono sostituire l’ assenza di una politica, di una strategia. Si tratta di uno strumento ad hoc, per servire un obiettivo. Inoltre, è ovvio che alcune sanzioni, causano un danno più grave a l’ economia di alcuni stati membri, che all’ economia del paese a cui puntavano. Specialmente ora, durante questo periodo molto delicato e oserei dire difficile, a causa della crisi, è molto più penoso in particolare per la Grecia, trovarsi d’ accordo su una politica che provoca dei danni aggiuntivi sulla sua economia già problematica. Soprattutto quando, allo stesso tempo, ci sono paesi terzi, che non fanno parte dell’ UE, piccoli e grandi, che beneficiano dalle sanzioni. Ecco perché la Grecia insiste sulla necessità di avere un vero e proprio dibattito, all’ interno dell’ UE, sulle sanzioni e sulle relazioni con la Russia.
Nel frattempo, si deve sottolineare che la Grecia, come l’Italia, ha applicato pienamente le sanzioni previste, mentre all’ interno degli organi dell’UE si è,come sempre d’altronde, riusciti a trovare compromessi su soluzioni accettabili da tutti. In questo contesto, penso che il contributo della Grecia ai recenti dibattiti sia stato importante nella via di trovare un compromesso utile per tutti gli stati membri.
I miti e la realtà sulla crisi economica
Questi sono i fattori principali che definiscono la nostra presenza internazionale. Ma com’ è noto a tutti, attualmente il dibattito principale che riguarda la Grecia, non si concentra alla sua posizione geopolitica, la sua storia, o la sua presenza nella comunità internazionale. La Grecia è da cinque anni a questa parte, nelle prime pagine dei media internazionali a causa della sua economia e della conseguente crisi. Quindi, non si può non soffermarsi su i parametri principali di questa crisi:
In primo luogo , si deve ammettere le grandi responsabilità elleniche. Perché è vero che:
– i problemi strutturali del paese e dell’ economia,che la classe politica greca non ha potuto, o non ha voluto risolvere;
-la caduta della competitività del paese,senza alcuna percezione dei rischi che questa comportava;
– La canalizzazione dei fondi europei, non alle strutture e ai comportamenti professionali giusti, per garantire una base di crescita sana, ma ad un consumo facile e senza limiti;
-l’ insistenza ad un livello di sviluppo molto alto, ma basato non sulla produttività, ma sui prestiti;
– la tendenza a vivere al di sopra dei mezzi propri, che non solo non è stata mai veramente contrastata, ma, al contrario, è stata spesso istigata e sostenuta;
-la resistenza continua di un’alleanza eterogenea di interessi, contro qualsiasi tentativo di modernizzazione ;
tutto questo, ha comportato un debito enorme. E quando la crisi internazionale, iniziata nel 2008 negli Stati Uniti ha colpito l’Europa, la Grecia si è trovata ad essere l’anello più debole. I creditori hanno rifiutato di fornire più prestiti, e la Grecia non era più in grado di coprire i propri bisogni primari senza un aiuto internazionale.
E ‘ allora che intervenne la Banca Centrale Europea, la Commissione e il Fondo Monetario Internazionale, per uno dei più grandi pacchetti di prestito di salvataggio della storia, combinato con un programma di austerità considerato da loro come necessario. E da quel momento in poi, la Grecia è entrata in una fase che, 5 anni dopo, risulta chiaro che non abbia prodotto i risultati desiderati.
Ci si domanda allora: perché ?
Ma perché gli errori nei calcoli dei dati economici erano enormi, e molte aspettative e percezioni prevalenti si sono rivelate costruzioni teoriche , e oserei chiamarle dei miti , che sono crollati , dopo l’assalto della realtà alle stime tecnocratiche , dopo il collasso dell’economia reale.
E mi spiego: quando il dramma cominciava e Oli Rehn,il Commissario responsabile augurava ai Greci “buon coraggio” , le previsioni degli autori del programma di salvataggio , del memorandum, come è stato chiamato il testo che descriveva gli obblighi del paese verso i suoi creditori, si limitavano a una durata di due, o al massimo di tre, anni. Che cosa è accaduto in realtà : Tre anni sono passati …, un secondo memorandum è stato varato …,altri due anni sono passati …,e la situazione drammatica del paese, continua, se non, peggiora.
Ma il problema principale non è questo. Il problema principale sono le altre previsioni fallite: Nel 2010 (due mila dieci), quando iniziò l’ applicazione del memorandum, tutti ammettevano che, ci sarebbero state conseguenze negative all’economia. Ma prevedevano una diminuzione del PIL all’ incirca del 3,5%(tre virgola cinque percento). Che cosa è successo in realtà? Il PIL, nel 2013, anno dell’ auspicata fine del memorandum, tre anni dopo il suo inizio, è stato diminuito, di 20,8%, raggiungendo il 24,5% nel 2014.
Il tasso di disoccupazione era del 9% nel 2009 (due mila nove). Secondo il memorandum si prevedeva un tasso del 14,8% per i due anni successivi, per registrare un caduta subito dopo. Che cosa è successo in realtà? Siamo al punto di una disoccupazione che ha ormai raggiunto il 27% (ventisette per cento).
Lo stesso accade con la domanda interna, gli investimenti pubblici e privati, ecc, ecc. Tutto è crollato.
Ma la cifra peggiore si registrò al rapporto debito/Pil che nel 2009(due mila nove) era del 126% (cento venti sei percento), e dopo cinque anni di austerità più che severa, oserei dire estenuante, ha raggiunto il 179,1% (cento settanta nove virgola uno percento).
Che cosa è successo e tutto è andato storto?
Ci sono molte spiegazioni, visto che le cause non sono semplici. Ma ancora una volta si constata in alcuni la tendenza di credere in miti, cioè in fatti privi di fondamento. Si sa però, che, se le soluzioni proposte derivano da una diagnosi sbagliata, esse non possono essere che sbagliate, perpetuando cosi l’errore.
Alcuni credono che le colpe della crisi siano solo dei greci. Quindi, sono loro che devono pagare. Una spiegazione del genere, non solo è semplicistica, e forse, inopportuna, visto che la Grecia non ha più le risorse per essere ulteriormente punita, ma secondo me, è sbagliata:
Ma, se si parla di colpevoli, si deve ammettere che la Grecia e i suoi governi per anni, non sono stati innocenti. Allo stesso tempo si deve ammettere che chi prestava ad Atene in quelli anni, e mi riferisco alle agenzie private, non era costretto a farlo. Al contrario, le agenzie private erano in piena consapevolezza dei problemi strutturali della Grecia, e della mancanza di volontà politica per risolverli Quindi, prestando ad Atene i privati assumevano i loro rischi, scommettendo e speculando. Ma come è ben noto, nel mondo degli investimenti, ogni decisione sbagliata ha le sue ripercussioni. Ciò nonostante, la maggior parte dei privati se l’ ha scampata, prendendo tutti i suoi profitti: nel 2010, i governi dell’ eurozona, insieme alle istituzioni, non hanno voluto cancellare il debiti della Grecia verso le agenzie private internazionali , lasciandole perdere dei soldi per un movimento speculativo che non ha funzionato , come forse sarebbe stato giusto. Decidendo allora di rifinanziare la Grecia, senza una soluzione per quel debito verso i creditori privati, praticamente li salvarono. Inoltre, quando due anni dopo, nel 2012, è stato deciso un haircut del debito, questa cancellazione parziale, è arrivata tardi e avendo una natura volontaria, non ha colpito loro, ma gli enti di previdenza sociale Ellenica, che avevano i loro fondi in forma di titoli di stato greco, e sono stati chiamati, per non dire obbligati, ad aiutare lo stato ellenico, distruggendo le loro risorse.
Ma ci sono alcuni ancora che credono che i greci non hanno fatto nulla per affrontare la crisi e, devono essere costretti di prendere delle misure. Anche questo secondo me è sbagliato:
Mai fin ora non e stato fatto un adattamento di dati e indici finanziari cosi violento oserei dire brutale. E mi spiego: Quando tra il 2009 e il 2014 il bilancio primario, (vale a dire prima del pagamento degli interessi), si è ridotto del 12% del PIL, quando la disoccupazione è esplosa al 29%, quando il PIL è caduto al 25% e le spese reali sono state ridotte del 35%)trentacinque percento), chi può accusare la Grecia di mancanza di misure?
E quando in Grecia,ogni giorno 59 (cinquanta nove) imprese vengono chiuse ed ogni giorno 613 seicento tredici di miei concittadini vengono aggiunti nella già lunga lista dei disoccupati, chi può sostenere, in buona fede, che queste incredibili cifre dovrebbero peggiorare ancora di più?
D’altra parte, il problema rimane. Ed è un problema enorme e persistente. E la sua soluzione non é affatto semplice.
Naturalmente esiste anche una dimensione europea del problema. Un problema che ha a che fare con una preparazione più adeguata delle istituzioni per un migliore contatto con la situazione economica reale negli Stati membri. Ma ha a che fare soprattutto con la politica economica che si decide all’ interno delle istituzioni europee e si applica ai popoli ,e che non può essere focalizzata solo sull’ austerità, senza promuovere principalmente lo sviluppo. La disoccupazione non è solo un nemico della gioventù, della coesione sociale, della sicurezza nella nostra quotidianità, e, alla fine, della vita. È un nemico fondamentale dei principi su cui l’Unione Εuropea è stata costruita . È il nemico dell’ uguaglianza, della pace,della democrazia, della cultura. È il nemico dell’Europa. E non è una coincidenza che esattamente la crisi attuale ha provocato dei grandi dubbi sull’esperimento europeo. Ci ha condotto al ritorno dei fantasmi del passato, al rinforzamento delle tendenze centrifughe.
Contro questa realtà il nostro obiettivo non deve essere salvare istituzioni e strutture burocratiche senza principi, ma salvare e consolidare i principi stessi. Perché è per la promozione e la consolidazione di questi principi che sono state create le strutture. E questo costituisce il criterio del loro successo. Solo questo può giustificare completamente la loro esistenza.
Appare quindi fondamentale per il futuro proprio dell’Europa, la promozione di quelle politiche che saranno in grado di rompere il circolo vizioso che comprende l’austerità – la disoccupazione- la recessione, con delle misure che mirano a promuovere una crescita continua e una solidarietà palpabile tra i popoli e con la flessibilità necessaria per confrontare diverse particolarità, rispettando i processi democratici.
Per quanto riguarda il caso ellenico, il nocciolo del problema è ben noto: il debito da una parte, e la scarsa competitività del paese, dall’altra.
Ora, dopo cinque anni di austerità paralizzante e il crollo dell’economia, il debito ha ormai raggiunto i 330 (trecento trenta miliardi). C’è già un ampio dibattito se un debito cosi sproporzionato può essere realmente sostenibile. Secondo alcuni, credere che la Grecia possa davvero pagare il suo debito è una mera illusione. La sostenibilità del debito greco, dicono, è un mito, che deriva dal rifiuto di un riconoscimento degli errori e dal rifiuto di ammettere perdite per i creditori. Non è possibile aspettare che un paese sacrifichi una o due generazioni della sua popolazione e dedichi i prossimi decenni a sforzi continui per rimborsare un prestito colossale, che forse gli è stato dato a torto. Secondo loro quindi, una cancellazione del debito appare come obbligatoria come e successo con l’eliminazione del debito tedesco nel 1953. Questa scuola di pensiero si chiede: perche le nuove generazioni dei Greci devono essere considerate nel 2015 più colpevoli dalle generazione tedesche del 1953.
Per altri invece, la parola cancellazione è proibita. Costituirebbe un precedente pessimo. E punirebbe coloro che hanno prestato in buona fede, sicuri che non avrebbero perso i loro soldi. E a questo punto non si parla più di agenzie private ma dei popoli dell’ EUROZONA, alcuni dei quali hanno prestato la Grecia, pur avendo un tenore di vita più basso. Tuttavia pure loro si mostrerebbero disposti a discutere termini più favorevoli ad un pagamento del debito: una ristrutturazione, forse con il taglio dei tassi di interesse, oppure con l’ allungamento delle scadenze, o la riduzione del valore nominale dei titoli, o legando il pagamento dei prestiti con lo sviluppo del paese.
In ogni caso il tema del debito, in un modo,o nel altro dovrà essere rivisto.
Per quando riguarda la soluzione dell’altro grande problema, quello della competitività, sembra che ci sia un consenso generale: Si tratta del bisogno delle riforme. Riforme che si realizzeranno non perché i creditori le chiedono, ma perché è l’unico modo per modernizzare un’ economia che, per decenni, per vari motivi, e sotto la pressione di una diversità di interessi, rifiutava di adattarsi. Ma ormai è una questione di sopravvivenza, e su questo, fortunatamente, si può dire che in Grecia, esiste già una consapevolezza unanime.
Concludendo: Direi che solo abbinando una soluzione per il debito e la promozione di riforme decise, con il consenso del popolo, che oggi risulta più maturo che ieri, e nell’ ambito di una nuova mentalità dell’ UE, può dare la soluzione definitiva a un dramma che ha durato tanto. Se quest’ ultimo non si risolvesse presto e definitivamente, potrebbe avere conseguenze fatali, non solo in Grecia, ma anche nella vita economica e politica dell’ Europa, il suo futuro, la sua propria natura, la sua anima.